Il Mandala della Galassia ci spinge ad immaginare quando immenso sia lo spazio infinito e importante o potente l'quilibrio che lo governa. 

 

Acrilico su tela diametro 60 cm.

 

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©with ❤️ by Flazio

PAGINA IN COSTRUZIONE 

MARE OCEANO  

la luce sul mare 50x40 - copia.jpeg

MARE OCEANO, LA LUCE SULLA SUPERFICIE   

acrilico su tela cm 60x40

Si usava un tempo sulle antiche imbarcazioni scolpire statue di donne bellissime per auspicare una navigazione favorevole alle navi che solcavano gli oceani. Erano queste polene per prime ad affrontare onde e flutti, vento e marosi. E il loro sguardo andava oltre il visibile, verso un orizzonte lontano o all'indietro nel passato fino a ricordare che la vita viene dal mare.


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OCEANO PACIFICO 

acrilico su tela cm 15x15

OCEANO INDIANO 

acrilico su tela cm 10x10

OCEANO ANTARTICO IL LUNGO TRAMONTO acrilico su tela cm 20x20

OCEANO ATLANTICO 

acrilico su tela cm 10x10

OCEANO GLACIALE ARTICO  

acrilico su tela cm 10x10

La terra gira sul proprio asse in senso antiorario da ovest a est. Per compiere un intero giro su se stessa ci mette 23 ore 56 minuti e 4 secondi: la velocità di rotazione, misurata all'equatore, è pari a circa 1.700 km all'ora, circa 28 km al secondo, ai poli la velocità di rotazione è nulla. Noi sulla terra non ne percepiano questa vorticosa rotazione per il principio di movimento relativo. In aiuto al delicato equilibro che rende il nostro Pianeta Blu (o potremmo chiamarlo il Pianeta Oceano) viene la forza di gravità che crea equilibrio rispetto alla forza centrifuga.

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mare incognito occidentale 50x50.jpeg

 

MARE INCOGNITO OCCIDENTALE cm 50x50  

22 ottobre 1520: In un battibaleno fummo colpiti da un vento impetuoso, che via via rinforzava scendendo da settentrione. Indomabile, quel turbinio mise in grande difficoltà le nostre navi. Le quattro caravelle scarrocciavano terribilmente avvicinandosi al litorale. Dopo tre miglia di sballottamento i capitani della Victoria e della Conception avevano individuato uno sperone che nascondeva un anfratto. Vollero infilarci a cercar riparo. E ci riuscirono. MAGELLANO aveva seguito incredulo quella fortunata manovra. "Seguiamo gli esploratori!" gridava invasato. E ordinava manovre d'avvicinamento al canalone, che per ore e ore furono vane. Sia la "Trinidad" che la "San Antonio" erano rigettate indietro da un vento capace di lacerare vele e troncare alberi: imperversava precipite, senza dar tempo di seguire alcuna rotta. Fu un durissimo travaglio, le ciurme delle nostre due navi sfinite per la disumana fatica stentavano a tener duro. Una giornata intera trascorse in quella condizione d’impotenza. Finché il maltempo così come era cominciato si attenuò rapidamente, e infine fummo benedetti da una bonaccia Entrati anche noi nel canalone, era il 23 ottobre, …vedemmo venire verso di noi le due caravelle, a vele spiegate, le ciurme vocianti, sventolio di bandiere, spari di cannone. Quando fummo a fianco della Trinidad i marinai facevano a gara a raccontare, urlando che lo stretto s’insinuava ancora oltre, quasi rettilineo ormai. Che c’era nell’aria il profumo di oceano. Che bisognava procedere tutti assieme per una cinquantina di leghe, e la spedizione avrebbe completamente attraversato la fenditura scoperta nel Nuovo Mondo... Un'atmosfera magica e felice regnava dopo tanto soffrire... Avrei battezzato quel luogo stretto del paradiso. Magellano volle che fosse annotato sui libri di bordo col nome Stretto Patagonico. 

MARE INCOGNITO ORIENTALE cm 50x50 

Era il 21 ottobre 1520

…mentre ero a prua della Trinidad vidi da lontano che la costa, per tanti giorni rettilinea s'inarcava...oltre il promontorio mi apparve una larghissima baia che gli stava dietro. Non so dire perché mi fossero familiari sia quel monte proteso sia la baia. Ma dove in quale lago d'italiano e a quante miglia dalla mia Vicenza, potevo avere visto uno scorcio di paese tanto simile? A Peschiera o a Sirmione? Non lo rammentavo assolutamente, benché percepissi amichevole e domestico quello scenario. Allora, da sognatore qual ero pensai che fosse semplicemente un segnale di buon auspicio. Un segnale che emergeva dal fondo della memoria e mi si insinuava nel cuore caricandomi di liete aspettative. Mi arrampicavo su questa ipotesi bizzarra, tanto era il mio desiderio che la nostra spedizione cogliesse il suo scopo, trovando el paso…la fenditura nel Nuovo Mondo. 

capo horn gorgo 50x50 - copia.jpeg

qui sopra CAPO HORN cm 50x50 

latitudine 55° 58’48” sud longitudine 67°17’21” ovest 

Il mare a sud di capo Horn, l’ultimo sperone di roccia a forma di corno del continente americano. Arrivando dall’oceano Pacifico. Le onde che ci spingono fin lì sono lunghe e maestose come montagne su una immensa profondità. Ma arrivati al capo la terra tradisce il mare e il fondale, nello stretto scoperto dal pirata Francis Drake, si eleva da 4.000 m a 100 m di profondità. Proprio qui gli oceani si incontra e scontrano. Il mare impazzisce, le onde lunghe del pacifico si mescolano alle onde che si sollevano dal fondale rialzato dell’Atlantico spinte da furiosi venti dell’ovest. Nonostante le temperature polari, nemmeno il ghiaccio resiste a un tale turbinio, solo del mare è questo regno. La roccia di capo Horn a forma di mezzaluna è un monumento ai marinai caduti. 

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SUBLIMAZIONE cm 30x90, l’artista immagina l’evento estremo delle particelle d’acqua che si staccano evaporando dalla superficie del mare ghiacciato e ascendono, sembra si disperdano, ma in realtà sono per sempre inserite nel ciclo infinito e continuo che le riporterà nel mare e poi nel ghiaccio. Quando l’acqua evapora dallo strato di ghiaccio è mare che respira. 

LE CORRENTI cm 30x90, le correnti degli oceani sono veri e propri flussi di vitalità pulsante. Alcune sono calde, altre fredde, certamente sono ben visibili nelle zone dove scorrono.

DORSALE MEDIO ATLANTICA cm 30x90, la serie di vulcani attivi sul fondo dell’oceano Atlantico in direzione Nord Sud è in continua attività sismica e magmatica e sta proseguendo la milionaria attività di creazione e sviluppo del fondo del mare

il cuore del mare 50x50 - copia.jpeg

IL CUORE DEL MARE cm 50x50 

La meticolosa scelta dei colori, i toni di blu cobalto, di indaco, di turchese, di acquamarina, di celeste non sono nulla rispetto alle infinite sfumature che il mare ci mostra nella sua grandiosità. In questa opera l’artista ci mostra il rosso sangue del cuore del mare. Gli studiosi ancora non conoscono bene tutti i segreti del mare, un ecosistema enorme, quasi un organismo, che pulsa da millenni e muove correnti, respira con l’evaporazione e il ciclo dell’acqua, diversifica la vita con le sue variazioni termiche, si muove nella sua struttura: la dorsale medio atlantica modifica continuamente i suoi fondali. Allora l’artista ha voluto anche mostrarci il cuore del mare…

il cuore del mare 50x50 - copia.jpegla%20falesia%20(alta%20marea%20in%20atlantico)%2080x60%20cm%20-%20copia.jpegflutti%20al%20capo%20di%20buona%20speranza%20cm%2060x90.jpegflutti%20nello%20stretto%20di%20bering%20cm%2060x90.jpeg

HINDENBURGDAMM cm 70x100

In questa visione l’artista ricorda le parole di Luis Sepùlveda in uno dei suoi romanzi: 

“Il mare sferzava il treno su entrami i lati. Mentre avanzavamo sulla linea sottile dell’Hindenburgdamm, la piattaforma di cemento che sosteneva la linea ferroviaria e che per quasi un’ora avrebbe fatto del convoglio un transatlantico alla mercé delle onde…Al centro dell’Hindenburgdamm il vento del Nord iniziò a sferzare il treno con violenza. Le onde bagnavano i vetri e subito forti raffiche restituivano loro la trasparenza che mi metteva in contatto con il grigio severo del cielo e del mare. Era molto difficile capire dove fosse la linea di confine, o forse era più umano ignorarla, come ci aveva detto il vecchio Kurt dopo una cena indimenticabile.” 

FLUTTI NELLO STRETTO DI BERING cm 60x90 

Durante le ere glaciali, l'area dello stretto emergeva dalle acque formando un ponte di terra, detto Beringia, che poteva essere attraversato a piedi. I primi esseri umani arrivarono nel continente americano in questo modo durante l'ultima era glaciale, e si diffusero successivamente verso sud.

FLUTTI AL CAPO DI BUONA SPERANZA cm cm 60x90 In questa opera l’artista pensa all’incontro degli oceani a sud dell’Africa. Nel suo viaggio del 1497 il comandante Bartolomeo Diaz lo chiamò Capo delle tempeste. Il re del Portogallo ne cambiò il nome, come buon auspicio per la nuova rotta verso le Indie. I venti quando passano il capo del continente africano non trovano più nessuna terra a fare loro da barriera e soffiano forti e persistenti sugli oceani, Atlantico e Indiano, che proprio lì si incontrano, generando flutti ed enormi movimenti ondosi. Qui si incontrano l’oceano Atlantico e l’Oceano Indiano con acque di differenti temperature e correnti, un abbassamento repentino del fondale, il forte vento da Ovest e le temperature antartiche. Qui sopravvive la leggenda dell’Olandese Volante, che aveva giurato di navigare in eterno pur di riuscire a doppiare il capo e che affondò ancora prima di passarlo.

LA FALESIA (MAREA IN ATLANTICO) cm 60x80 

Durante la marea sigiziale il mare s’innalza, attratto da gravità di luna e sole, s’impenna, s’infrange, s’arrabbia e sbatte contro la falesia della costa, l’acqua si frantuma in una moltitudine di schizzi che non sempre restano e ricadono in mare, spesso viaggiano verso altri cieli, altre piogge, altri oceani: a mare vsqve ad mare

qui sotto: TEMPESTA AI QUARANTA RUGGENTI, cm 50x100

quando il cielo cade in mare e il mare sale verso il cielo spinto dal vento, non ci sono le stelle o il sole a rassicurarci, il mare è grosso, le onde molto alte sono sormontate da creste lunghe che si sparpagliano a causa del vento che raggiunge i 50 nodi di velocità e che le nebulizza riducendo la visibilità. I quaranta ruggenti è un’espressione che si usa in marineria per raccontare dei venti che soffiano nella fascia della latitudine del 40° parallelo sud, nell’emisfero australe, dove poche sono le terre emerse e le barriere naturale, le tempeste sono generate dalla presenza della grande massa di aria fredda dell’Antartide. Il ruggito si ascolta per il sibilare del vento attraverso il sartiame delle imbarcazioni a vela.

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FLUTTI AL CAPO LEEUWIN cm 50x100

Capo Leeuwin è la zona di mare dove l’Oceano Indiano incontra e si mescola con l’Oceano Glaciale Antartico. Il nome gli fu assegnato in onore del vascello olandese “Leeuwin” che per primo lo doppiò nel 1622. Assieme a capo Horn e al capo di Buona Speranza fa parte della fascia di latitudine dei “Quaranta ruggenti“, così denominata proprio per indicare alcuni dei tratti di mare più pericolosi al mondo.

qui sopra URAGANO AI CINQUANTA URLANTI 50x100 

Il fortunale soffia facendo cadere il cielo in mare e alza il mare verso il cielo coprendo tutto con banchi di schiuma strappati alle creste delle onde enormi. Le onde si impennano altissime e faticano a cadere o risalgono subito perché sconvolte dalla potenza del vento. I Cinquanta Urlanti (the Furious Fifties) è un’espressione che si usa in marineria per i venti che soffiano nella fascia della latitudine del 50° parallelo sud, nell’emisfero australe, dove non esistono terre emerse che li ostacolano, i venti sono alimentati della grande massa di aria fredda dell’Antartide. La furia degli urli si sente per il sibilare del vento attraverso il sartiame.

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FLUTTI NELLO STRETTO DI DRAKE cm 50x70 

È considerato il tratto di mare più temibile al mondo, per la furia del moto ondoso e le condizioni di estremo freddo del clima che si avvicina al clima glaciale dell’Antartide. È largo 1200 km da capo Horn alle Isole Shetland, prossime all’Antartide. Venne chiamato così in onore del corsaro Francis Drake che lo attraversò sulla sua nave Golden Hind nel 1578. Per navigare in questo corridoio di mare furioso e imprevedibile, da Oceano Atlantico Oceano Pacifico, servono non meno di quattro giorni in un mare molto aperto e soggetto a tempeste. I capitani che sono arrivati nello stretto sanno che ogni bonaccia non è affidabile ma precede un brusco e improvviso vento, non si sa se dal Pacifico o dall’Atlantico. Quel corridoio tra due oceani è il più tempestoso e il più imprevedibile. Nascosta sott’acqua la terra tradisce il mare e il fondale, nello stretto scoperto dal pirata Francis Drake, si eleva da 4.000 m a 100 m di profondità. Gli oceani si incontra e scontrano e il mare si imbizzarrisce

LE VERTIGINI cm 50x100 e cm 70x40  

In questa particolare esperienza di mare sulle  tele riprodotte qui sotto l'artista lavora coi toni scuri del blu, dall’altro utilizza un colore più chiaro, sembra il cielo, ma non imprime nessun riferimento su quale debba essere il punto di vista dell’osservatore. Probabilmente pensa ad un mare così potente e minaccioso da apparire verticale. Plasma le creste che si arrovellano senza fine apparente, che si protendono e riempiono la calotta del cielo fino a costringerlo piccolissimo, nell’illusione che il mare e non il cielo sia dappertutto. 

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LE OPERE SONO DISPONIBILI PER VENDITA O ESPOSIZIONE  

Altre opere che sono opere di arte fluida le abbiamo classificate in:

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